Salve questo è il mio blog , dove scriverò brani legati al mondo della cucina,del cinema della moda e tanto altro ancora. Oggi voglio raccontarvi un brano che ho letto ,che mi ha emozionato molto .

                                                                                       
COME UN PUZZLE (TRAMA) 

la protagonista di come un puzzle è una ragazza che quando viene a sapere che sua nonna è una trovatella, intraprende una ricerca per svelarne l'identità, riuscendo a mettere insieme, una dopo l’altra, tutte le tessere del puzzle,

1 capitolo
È piovuto tutta la notte, l’aria è calda, ma il sole non vuole decidersi a uscire. Apro un occhio. L’aria nella stanza è viziata, sto chiusa qua dentro da ieri sera. Mi piace dormire, starmene stesa a letto fino a tardi, in fondo me lo merito; mi sono alzata con la sveglia che mi trapanava l’orecchio tutto l’anno, ogni mattina, corri di qua, corri di là, la colazione smozzicata, il caffellatte di traverso, un occhio truccato e l’altro no, prendi l’autobus, entra a scuola sul suono della campanella. E poi cinque ore di filato, verifiche, interrogazioni, e quella voglia tremenda di appisolarmi sul banco, là, nell'ultima fila, con la testa tra le braccia, come facevo da bambina all'asilo. E invece no, dovevo restare sveglia, i miei ci tengono che porti a casa una pagella dal sei insù. Quel cinque in matematica al primo quadrimestre papà non l’ha proprio digerito.
«Ma come? Te l’ho detto tante volte, se hai bisogno ti mando a ripetizione, ci sta la moglie di un mio collega che fa doposcuola da una vita, è tanto brava, ha passato la voce con tutti all'azienda.»
Ma io niente, mi sono stretta nelle spalle e ho fatto no con la testa. «Ce la faccio da sola, papà»
Che fatica, ore e ore a spremermi il cervello, alla fine però ho preso un sei stiracchiato, per metà regalato, a detta della prof, ma almeno niente debiti. E adesso mi godo le sospirate vacanze. Ho tanto di quel sonno arretrato che chissà se mi basterà tutta l’estate per recuperare, e sono appena dodici giorni che ho smesso di andare a scuola.
Ci voleva pure il telefono. Ma perché mamma non risponde? Un pensiero si fa strada nella mia mente ancora preda del sonno. Mia madre sta facendo gli esami, quest’anno è membro interno, ne avrà fino a metà luglio. Poco male. La mattina avrò la casa tutta per me, posso dormire beata, senza l’incubo di mamma che coi suoi traffici per casa può svegliarmi. Di solito la domenica lo fa sempre. Chiude porte e finestre con la delicatezza di un elefante, certe volte si mette pure a cantare, per non parlare di quando accende quella maledetta scopa elettrica. Ha un nome così aggraziato: “Colombina”, fa pensare al tenero fruscio di una colomba, alla leggerezza del colore bianco, di un battito d’ali; invece è un aggeggio infernale, rumoroso e molesto, creato apposta per tirare la gente giù dal letto col suo odioso vrruumm .
Dunque, il telefono. E mia madre non c’è. Papà sta fuori, in una città dal nome impronunciabile nel sud est dell’Ungheria, ce l’ha mandato il suo capo a fare un master di tre mesi, al ritorno pare che avrà una promozione. Cambio d’ufficio e di mansioni, stipendio più alto e una serie di agevolazioni di cui lui è parecchio soddisfatto. Fatti un po’ di conti manca ancora un mese al suo rientro.
Metto una gamba fuori dal letto, rassegnata.
«Vengo» farfuglio, poi mi trascino barcollando nell'altra stanza. Il telefono sta in cucina, di fianco al televisore da quindici pollici. Squilla ancora. Alzo la cornetta e rispondo con la mia solita voce rauca di primo mattino.
«Pronto.»
«Ah, finalmente, pensavo che non ci fosse nessuno in casa. Alice, sei tu? Sono Gemma.» Nel sentire quel nome sbatto gli occhi. Un respiro e sono completamente sveglia. Gemma è la vicina di casa del nonno, abita sul suo stesso pianerottolo, è un po’ invadente, ficca il naso dappertutto, però si fa in quattro per dare una mano. Da quando nonna è morta, e sono passati quasi due anni, ormai, si è data tanto da fare per lui. Se passa un giorno e non lo vede in giro, bussa alla porta, se fa un dolce la domenica, gliene porta sempre una fetta, se al mercato trova una primizia, gliela fa assaggiare. È una buona amica, ha una famiglia numerosa, un marito patito per la pesca e sempre un mare di biancheria da stendere, pile di piatti da lavare, pentole che borbottano sul fuoco. E in tutto questo trova il tempo di occuparsi di un vecchio brontolone.
Di solito non telefona mai, che sarà successo? Dalla voce non sembra funerea, però… «Gemma, sì, sono io, Alice, come sta? Tutto bene? Nonno…»
«È appunto per lui che vi chiamo. C’è papà… mamma?»
Con un pizzicorino d’allarme nella pancia: «No, stanno fuori.»
«Quando tornano?»
«Tardi, ma…» Giro l’occhio all'orologio appeso alla parete. Le nove e trenta. Beh, perlomeno non è notte. Le peggiori notizie arrivano di notte. «Gemma, può dire a me. È successo qualcosa? Nonno sta bene?»
«Sì, sì, niente di grave.» Niente di grave? Per poco non mi strozzo con la saliva. Vuole sbrigarsi a parlare questa pettegola? Ha sempre una lingua sciolta e adesso pare che se la sia mangiata il gatto.
«Dov’è?»
«In ospedale. Ecco, stamattina… c’è stato un incidente.» Si sente un sospiro dall’altra parte del filo. Io mi mordo la lingua per non urlare. Conto fino a sei, quando si decide a parlare? Pare che ci goda a tenermi sul filo. «Stava in giardino, dietro alle sue piante, mi ha detto che il limone era appesantito, i rami soffrivano; così s’è messo a lavorare di cesoia, che ne so come ha fatto? Ha perso l’equilibrio sulla scala, è ruzzolato giù.» «Come sta?»
«Si è fratturato una caviglia, lo stanno ingessando, senti come urla. C’aveva il piede tutto storto, mi ha fatto un’impressione quando l’ho trovato!»
«I medici che dicono?»
«Che torna a posto, col tempo, la fisioterapia. C’è un’altra cosa, però»
Ancora? E quando si decide a dirmelo? Spingo le unghie nel palmo della mano, devo pur sfogare la tensione, no?
«Ha battuto la testa, non s’è fatto niente, sembra. Qualche graffio, un bernoccolo, però gli faranno dei controlli, lo terranno fino a domani in osservazione.»
Tutto qui? Grazie a Dio. Non è in pericolo di vita. Tiro un sospiro di sollievo. «Deve restare lì? E come l’ha presa?»
«Lo conosci tuo nonno, no? Sai come la pensa sui camici bianchi, gli ospedali.»
Sì, lo so. Nonna c’è morta dentro un ospedale. Hanno fatto di tutto per salvarla ma è stato inutile. Quando il medico di turno l’ha detto al nonno, lui ha avuto uno scatto, ha tirato un pugno alla macchinetta del caffè e poi è corso dentro, da lei, con la schiena che d’un tratto si era curvata come se portasse un peso enorme.
«Io ho cercato di farlo ragionare, ma lui da quell'orecchio non ci sente. Sta ingrugnito come un orso.»
«Povero nonno, poteva andare peggio. Lui e le sue piante, le scale, se non la smette di fare l’acrobata…»
«Sai quante volte gli ho fatto la predica? “Ma che, il giardino è suo?” gli dico “Guardi che appartiene a tutto il condominio.” “Però il ciliegio e i due limoni sono i miei” m’azzitta “Li ho piantati con Aurora, quando siamo arrivati vent'anni fa e ci tengo.” È testardo più di un mulo. Adesso però ha bisogno di qualcuno che gli dia una mano. Io gli posso cucinare, dargli una spazzata in casa, ma poi lo sai, c’ho tanto di quel da fare!»
«Sì, sì, lo so, non deve starsi a scusare, Gemma, fa già tanto per lui».
«Ho chiamato per avvisarvi. Se tuo padre può prendersi qualche giorno al lavoro…»
«No, papà non c’è, sta in Ungheria per un master. E mamma quest’anno c’ha gli esami.» La decisione è già presa, non ho dovuto pensarci neanche un po’. «Ci vengo io a fare compagnia al nonno. Tanto con la scuola ho finito. Digli che mi organizzo, parto domani mattina. Vengo a prenderlo in ospedale.»
«Sei un angelo. Un giorno vorrei avere anch'io una nipote così. Tuo nonno sarà contento.
 Come faccio per parlargli?»
«Ti do il mio numero, l’orario di visite è dalle sei alle sette, se chiami a quell'ora, starò con lui.»
«Bene, a più tardi, allora, e grazie. Grazie davvero, Gemma.Quando la madre torna la ragazza le racconta ciò che è accaduto al nonno e lei si preoccupa,pero Alice la rassicura dicendole che va lei a stare dal nonno per aiutarlo.inizia a preparare la valigia , poi scende e arriva alla stazione dove il treno arriva sbuffando un getto d'aria torrida. Uff ! affera il trolley sale e afferma " nonno sto arrivando"

Disegno di Gerri    Alice Donati



Il 17 marzo uscirà il prossimo capitolo spero che questo libro vi appassioni

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