Come promesso ecco il secondo capitolo di come un puzzle, però ricordate che questo romanzo si snoda in un continuo andirivieni tra passato e presente..
                                                                                                           
secondo capitolo
   marzo 1943

I primi raggi bianchi dell'alba si infilavano come dita nel buio della notte,svelavano scorci di strada, facciate di palazzi, tetti scuri.Le case erano silenziose, la gente dormiva ancora, qualcuno cominciava a stiracchiarsi, sbadigliava. Rita si rigirò nel letto. Aveva fatto un sogno che le aveva lasciato addosso una sensazione strana, come il sapore di una medicina amara. Schiacciò la testa sul cuscino, prese aria, annaspò ancora immersa per metà dentro quel sogno minaccioso.Una campagna brulla, soldati armati, spari, grida e quel pianto di bimba nelle orecchie. Sembrava così vero. Una voce sottile, come vetro che si rompe, un lamento di tre note che ogni tanto s'impennava, poi taceva e dopo un pò ricominciava. Le parve di aggirarsi in mezzo all'erba alta, frugò con gli occhi gli alberi, le giacche grigie dei soldati, cerco la bambina; avrebbe voluto trovarla, prenderla in braccio e curarla come fosse sua, farle smettere quel pianto. Invece sentì suo marito che la chiamava, le aveva preso un braccio glielo scuoteva dolcemente. "Svegliati amore."Si girò lenta , il sogno ancora aggrappato alla pelle. " Che succede?". "Senti ". Rita si tirò su, tese l'orecchio. Per qualche  istante non sentì niente, poi il suo sogno fu lì, in mezzo a loro. "Sembra un bambino che piange... pensavo che fosse un sogno" .Lui si stava già infilando la giacca del pigiama."Vado a vedere". "Aspetta, vengo anch'io" . Si butto giù dal letto e si strinse al petto la camicia da notte.L'inverno se l'erano quasi lasciato alle spalle, ma l'aria era ancora fredda, specie di primo mattino,perciò afferrò a volo uno scialle e ciabattò lungo le scale dietro a suo marito.Non era più un ragazzo il suo Tommaso aveva quasi quarant'anni e si vedevano tutti, nel passo che s'era fatto pesante ,nelle rughe intorno agli occhi, però era sempre un gran pezzo d'uomo, quando si metteva il vestito buono e il cappello le faceva battere ancora il cuore . Erano sposati da 12 anni,avevano una bella casa in un quartiere immerso nella campagna romana, un piccolo giardino. La loro vita vista da fuori si sarebbe potuta dire perfetta, però .... c'era un però che amareggiava entrambi: non avevano figli.Nascondevano l'angoscia di quel fallimento dietro gli occhi bassi, i sospiri, le frasi non dette.Facevano finta di vivere senza quel peso che si trascinavano dietro, era l'unico modo che avevano per non compiangersi. Ma quando si ritrovavano soli, a tu per tu con il proprio cuore, allora tutta quell'angoscia veniva fuori come un lago.Rita piangeva incollata ad una copertina , a uno scialletto fatto a mano, alle graziose lenzuola da culla che i primi anni dopo il matrimonio aveva ricamato con tanta speranza e tenacia.Tommaso invece s'incupiva , stava giorni interi senza parlare e alcune sere non tornava a casa ma andava a chiudersi in un bar e beveva un bicchiere dopo l'altro, fino a quando nella sua testa non c'era più posto per i pensieri."Lo senti?è qua  fuori? " Tommaso corre verso la porta,le sue gambe ebbero un scatto insospettato, sembrava tornato indietro negli anni,quando si faceva di corsa il tratto della stazione fino a casa solo per vederla e si accontentava di vederla da lontano; le sorrideva e il sorriso di lei gli bastava per aspettare un'altra settimana.Aveva passato tre mesi così poi si era fatto avanti.Un giorno si era presentato a casa dei suoi,ben vestito,con quei baffetti eleganti tremava davanti al suo futuro suocero.Si erano sposati l'anno dopo, felici e pieni di speranza. Faceva freddo l'aria era frizzante, la bambina aveva le manine gelate .prima stava al calduccio,tutta accoccolata al sedile della macchina; quella notte aveva dormito, ma si era svegliata piangendo parecchie volte.l' uomo ogni volta l'aveva spinta giù con una mano dura, enorme poi era tornata a letto.Lei aveva avuto tanta paura .Dov'era la sua mamma?E il suo papa? Dov'erano i nonni, la zia ? Non c'era più nessuno con lei,se ne erano andati tutti,l'avevano lasciata sola. Il giorno prima l'uomo era arrivato con la sua macchina nera che l'aveva portata via che singhiozzava,non le aveva dato niente da mangiare ne placato i suoi lamenti .Il tragitto era durato poco e quando si erano fermati  lei aveva viso una casa,un albero e un giardino.L'uomo l'aveva sollevata oltre la cancellata la bambina lo aveva visto andare via di corsa e si era sentita ancora più sola e infreddolita.Aveva ricominciato a piangere come una fontana.Dietro i tetti il sole stava sorgendo e un lieve vento smuoveva le foglie, raccogliendo quello sparuto lamento.Rita cerco dappertutto Il viale d'ingresso, le aiuole, i cespugli d'ortensie; poi la vide rannicchiata sotto la magnolia.Era una bambina poteva avere 2 anni , aveva addosso una mantellina azzurra ,dall'orlo uscivano due gambette magre, delle scarpe bianche coi lacci.Tommaso la raggiunse la prese in braccio con delicatezza,come se stesse maneggiando un calice di vetro soffiato.Rita si avvicinò, le accarezzò i cappelli. "No, no , povera piccola, non piangere" le disse con una dolcezza infinita.Il marito gliel' affidò "forse con te si calma".Lei la strinse al petto, con cautela. "Avrà fame"disse e Tommaso nei suoi occhi lesse tutte le sue fragili illusioni.Rita la portò dentro in fretta, l'adagiò sulla vecchia poltrona, corse a scaldarle il latte : era una fortuna che ne avesse ancora mezza in casa . Accese il fuoco, la guardò.La piccola aveva la faccia rigata dalle lacrime, scie di sudore e polvere le sporcavano le guance e scendevano giù fino al mento. Rita le sfilò la mantella le annodò uno strofinaccio sulla nuca, come un bavaglino."Hai fame,piccolina,eh?Adesso mangiamo una bella zuppa".Intanto spezzò il pane in una ciotola ,ci versò il latte caldo."Su assaggia, senti che buono".la bambina aveva smesso di piagnucolare, aprì la bocca come un uccellino,mangiò affamata.Intanto Tommaso si scaldò una tazza d'orzo ,ne tenne in caldo un pò anche per Rita e si rese conto che la moglie era diventata un altra persona , piena di forze ,d'entusiasmo,come se in quella casa insieme alla bambina fosse entrato un raggio di sole. Rita aveva preso quella posa protettiva che hanno tutte le mamme;le veniva naturale tenerla in braccio, cullarla,come se l'avesse sempre fatto.La donna la portò al piano di sopra e la bimba si addormentò. Tommaso e sua moglie avevano bisogno di parlare,c'erano decisioni importanti da prendere.Ne discussero per ore e alla fine decisero di aspettare che qualcuno si facesse vivo.In quel caso se pure a malincuore, si sarebbero fatti avanti e avrebbero consegnato la piccola nelle mani della sua legittima famiglia.Se però pero questo non fosse accaduto, l'avrebbero tenuta con loro, crescendola come una figlia.Non ne avrebbero fatto mancare nulla , le avrebbero dato tutto l'amore che avevano dentro. Rita pregò ogni notte che qualcosa accadesse,sapeva di essere egoista e ogni giorno che imbruniva senza portare notizie,per lei rappresentava una conquista."Come la chiamiamo?" gli chiese un giorno Rita con gli occhi fissi sulla bambina."Spuntava l'aurora quando l'abbiamo trovato" disse lui .Potremmo chiamarla Aurora in ricordo di quel momento ."Che ne dici?". Lei s'illumino. "dico che è un'idea bellissima ".

martedi 24  uscirà il prossimo capitolo

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